Fiorire tra le stelle
Oggi è il giorno (primaverile) dell’Astronomia e non potevo non approfittare dell’occasione per spendere due parole su un’eccellenza dell’astrofisica , sia donna che italiana: Margherita Hack.
I meriti, i traguardi, le imprese e l’impegno sociale della Hack sarebbero sufficienti per compilare un’enciclopedia: i suoi interessi erano talmente disparati che per elencarli al meglio sarebbe utile una suddivisione per volumi.
Su tutto spicca una certezza, Margherita era una libera pensatrice, e non aveva remore a condividere in modo schietto le sue opinioni. Osservava il mondo con un occhio razionale, ma senza mai escludere l’emisfero emotivo.
Aperta, priva di pregiudizi, votata alla scoperta e al sapere, non ha avuto paura di impegnarsi nel sociale con la stessa passione con la quale si è dedicata all’astrofisica.
Prima donna a dirigere l’Osservatorio astronomico di Trieste, e professoressa di astronomia nell’università della stessa città per quasi 30 anni, collabora con ESA e NASA, è membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, viene pubblicata nelle maggiori riviste di scienza, scrive testi universitari e libri divulgativi. Entra in politica, si proclama animalista da tutta la vita, si schiera in favore dei diritti umani, di quelli della comunità LGBTQA+, appoggia l’eutanasia, combatte le pseudoscienze e scrive perfino una canzone.
Nonostante questo sia solo un sunto del sunto di tutto quello che ha conquistato nella vita, molto spesso quando si parla di questa donna incredibile, di questa mente eccezionale che è stata capace di accrescere la reputazione scientifica Italiana nel mondo, l’argomento più gettonato nella maggior parte degli interventi che si trovano online vira invariabilmente sul suo convinto e rimarcato ateismo.
Margherita Hack non credeva nelle religioni o in alcuna divinità, non ne faceva segreto, ma è incomprensibile come, di tutto il sapere al quale si sarebbe potuto attingere dalla sua mente, il tema della religione fosse una sorta di reiterata ossessione nei suoi interventi pubblici.
Certo, lei non ne faceva mistero, ma il suo ateismo non era, per così dire, “aggressivo”, quanto piuttosto un dato di fatto. La sua convinzione era che l’etica non fosse (e non dovesse essere!) un prodotto della religione, di qualcosa di imposto da una regola esterna, ma da un principio di coscienza che ogni essere umano dovrebbe possedere, dandogli la possibilità di vivere secondo una visione laica della vita, fatta di rispetto reciproco e garanzia di individualità e libertà per ognuno.
Un punto di vista, in un paese come il nostro, inaccettabile perfino per un uomo, figuriamoci per una donna, l’emblema del peccato originale, colei che dovrebbe prostrarsi in preghiera invocando il perdono, e non certo ergersi al di sopra degli uomini, della scienza e di Dio.
Questo ci dice molto della percezione della realtà e della donna, quando meriti accademici internazionali, anni di studi, innumerevoli riconoscimenti e la concreta partecipazione alla vita sociale e politica, tutto ciò che si trova da rimarcare è l’orientamento “spirituale” (o la mancanza di esso).
Approfondiremo in futuro la figura di Margherita Hack, ma tralasciando il più possibile questo aspetto della sua vita, perché nonostante ciò faccia parte del suo pensiero, sono ben altri i prodotti del suo intelletto che meritano un’attenta dissertazione.