E’ nato prima il Bambino o la Levatrice?

Oggi si celebra la giornata internazionale dedicata all’ostetrica/o.

A voler stilare una classifica su quali siano le professioni più antiche del mondo (battute a parte) la figura della levatrice, ossia la donna la cui esperienza le permetta di assistere e alleviare le difficoltà che un’altra affronta nelle varie fasi della gravidanza, dalla gestazione al parto e nella successiva cura del neonato, occupa sicuramente una delle primissime posizioni.

Attualmente, ma si tratta di storia relativamente recente, la professione viene svolta sia da donne che da uomini, ma per millenni è stato una questione tutta al femminile, sotto ogni punto di vista.

Citate da Platone negli scritti relativi a Socrate dove vengono identificate come ispirazione per i principi della maieutica, sono presenti in ogni cultura e in ogni pase del mondo dall’inizio dei tempi, svolgendo un ruolo fondamentale per la salute della donna e della sua prole.

I compiti che svolgono non sono limitati alla sala parto, luogo dove spesso vengono identificate, ma forniscono un supporto concreto anche durante la gravidanza nelle visite e analisi necessarie e in seguito assistono la mamma nell’allattamento, nella cura del neonato e perfino nel recupero fisico della partoriente.

Nel 1600 inizia la graduale separazione, e specializzazione, che vede da una parte la fondazione dell’ostetricia o ginecologia come pratica medica, e dall’altra la costante presenza della levatrice nel suo ruolo di accompagnatrice della nascita, sempre presente sia in funzione del suo sapere tecnico sia di quello più emotivo, indispensabile per aiutare ad affrontare le sfide che, a livello psicologico ed emozionale, si prospettano prima, durante e dopo il parto.

Per assurdo, più questa figura è divenuta professionale e specializzata, minore sembra essere il numero di donne che sceglie di affidarsi ad essa, come se nell’epoca moderna non fosse più necessario tenere conto dello sconvolgimento fisico ed emotivo provocato dalla gravidanza. Il rischio che insorgano complicanze psichiche, come ad esempio la depressione post partum, e che queste non vengano affrontate in modo funzionale fornendo alle puerpere il necessario sostegno, ci rivela quanto il ruolo dell’ostetrica, nelle fasi successive al parto, possano rivelarsi fondamentali.

A causa dei ritmi della società attuale e della pressione riguardo le aspettative su come una donna dovrebbe essere i grado di gestire da sola tutto ciò che riguarda il suo corpo, così come la disattenzione di coloro che invece dovrebbero fornire sostegno rendono l’ostetrica/o una necessità e la loro utilità dovrebbe essere parte di una consapevolezza e di un sapere comune.

C’è un fatto interessante che lega la questione relativa alle partorienti all’altra celebrazione legata al 5 maggio, ossia quella dell’igiene per le mani.

Per moltissimo tempo le infezioni legate al parto venivano considerate un buon segno della riuscita dello stesso, quando invece molto di frequente potevano causare il decesso della madre. Queste infezioni si presentavano molto spesso perché i ginecologi avevano l’abitudine di passare da una paziente all’altra senza lavarsi le mani.  Fu  Ignác Fülöp Semmelweis, un medico ungherese, che mise in correlazione questi due fatti, introducendo la disinfezione della mani con cloruro di calcio prima di ogni visita ginecologica e riducendo così enormemente il numero di decessi. Pensate che la pratica non venne messa in atto prima del 1879 e anche quante donne sarebbero potute sopravvivere se solo qualcuno avesse pensato prima di lavarsi le mani.

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