Dieta o Non Dieta?

Oggi si festeggia il Giorno della NON Dieta e, se non fossimo in stato di pandemia e non ci volesse un’ora di fila per fare la spesa, starei festeggiando ingozzandomi di pizza patatine e gelato (lo so, scontato).

Siccome sono pigra, anche se la giornata dedicata alla lentezza è domani, ho deciso di portarmi avanti e rinunciare agli approvvigionamenti.

La dieta me ne sarà grata.

Per ora.

Come moltissime altre donne la dieta è una costante della mia vita, o almeno degli ultimi 22 anni di essa.

Ho sviluppato problemi di peso legati a quelli di salute nella prima fase dell’adolescenza e da quel momento è stata una continua lotta.

Nonostante non sia mai riuscita a mettere un punto sulla questione e, ciclicamente, ogni traguardo capitoli in un tracollo, non ho mai sviluppato un’eccessiva dipendenza al modello estetico di corpo femminile propinato dai mezzi di comunicazione, nonostante sita stata nell’età target perfetta nel periodo d’oro del fat shaming che ha imperversato negli anni 90/inizio 2000.

Pur non essendo l’aspettativa sulla forma ideale del corpo femminile sostanzialmente cambiata in questi ultimi 20/30 anni, viviamo in un periodo storico in cui la così detta Body Positivity cerca di ristabilire un certo equilibrio, anche se non sempre riesce a trasmettere il giusto messaggio.

Spesso esagerando nelle forme (verbali e fisiche) e nel modo di porsi che si esprime in una specie di contrapasso in cui oggetto di disprezzo diventano coloro che sono nati con un fisico naturalmente molto esile, sembra di essere passati dall’idea di voler combattere la piaga delle modelle sempre sull’orlo dell’anoressia, alla promozione di un orgoglio curvy che scade nell’esaltazione di donne molto più che formose o sovrappeso, che tessono le lodi della propria intenzionale obesità, senza considerare minimamente le implicazioni riguardanti la salute.

Ancora oggi in questa diatriba viene spesso a mancare l’oggettiva valutazione dell’estrema soggettività  legata alla forma fisica, continuando a generalizzare l’ideale corporatura, senza pensare ai rischi ai quali i soggetti maggiormente influenzabili possono incorrere.

Ogni essere umano è differente, ogni corpo ha le sue specificità e peculiarità legate alla genetica, allo stato di salute, allo stile di vita e quant’altro; non è quindi possibile pensare di continuare a propinare presunti rimedi per conformarsi al modello di corpo accettabile, che sia esso grasso, magro, palestrato o morbido. Suddividere in macro categorie esacerba i problemi legati alla visione del sé e a come vorremmo/dovremmo essere.

La divulgazione di queste immagini è poi spesso legata al cibo e alla promozione di diete miracolose, selettive, che escludono nutrienti essenziali. Studiate appositamente per conquistare una perdita di peso immediata, senza fare accenno alla necessità di appurarsi del proprio stato di salute, e soprattutto di cosa il proprio corpo necessiti per funzionare al meglio. L’enorme quantità di informazioni contraddittorie sulla corretta alimentazione che vengono condivise costantemente non fanno altro che creare confusione, si amalgamo in un enorme flusso di informazioni trasformandoci in nutrizionisti fai da te che finiranno per scegliere non la dieta adatta, ma piuttosto una serie di escamotage che ci permettano di ingannarci e mangiare quello che ci piace di più semplicemente per lo abbiamo letto/ce lo hanno detto questi presunti guru della forma fisica.

La diffusione dei social incentrati esclusivamente sulla condivisione di una presunta immagine apparente, filtrata e posata, sono diventati un’arma tanto quanto l’estremo fotoritocco con il quale le riviste di moda e di spettacolo ci hanno saturato.

La body Positivity, sia per le donne che per gli uomini, dovrebbe promuovere la ricerca del giusto compromesso, di una dieta sana studiata appositamente per noi da dei professionisti che tengano principalmente conto della nostra salute e dell’accettazione della propria fisicità, e non propinare modelli di qualsivoglia taglia.

La dieta, o la non dieta, non dovrebbero pilotare le nostre giornate, renderci schiavi e avere il potere di farci sentire felici o miserabili. Il cibo non può e non deve avere questo potere.

Non siamo a questo mondo per stare o meno dietro un’ideale di alimentazione, ci stiamo per vivere e le paranoie legate al corpo e a quello che decidiamo di introdurvi dovrebbero occupare una remota e poco rilevante porzione del nostro rimuginare quotidiano.

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